Secondo me si. Soprattutto in questo periodo. Il mondo open source è organizzato ma la sua essenza risiede in quella passione che spesso porta con se frenesia e voglia di scrivere codice piuttosto che di ordinarlo e insegnarlo. E’ vero, ci sono i linux day, la manualistica è copiosa e per chi ha tempo l’apprendimento è tanto gratuito quanto divertente. Open source però non è solo linux, è anche software gestionali come Compiere o SugarCRM vere e proprie forze a servizio dell’impresa. Non è però cosi banale apprendere e integrare tali strumenti e alcune aziende emergenti l’hanno capito e fanno dei servizi, del “brandizzare il gratuito” il loro modello di business. La più celebre è Red Hat ma anche in Italia molti hanno fiutato l’affare e sta sorgendo un mercato interessante. Sembra che questo business sia in grado di produrre valore sia per le aziende clienti che per quelle fornitrici e ci sia una redistribuzione a favore del consumo e dell’intermediazione di quei denari precedentemente e forse indebitamente appropriati dai padroni del software monopolistico. Il movimento è in crescita e non si fermerà, bisognerà vedere come la prenderanno gli sviluppatori che lavorano per sola passione nel veder guadagnare sui loro lavori.. sappiamo bene che la reputazione sociale è una forma di ricompensa, ma con quella non si compra il cayenne.. sappiamo anche che Linus Torvals il cayenne non lo vuole.. ma siamo sicuri che tutti gli “smanettoni” condividano un animo cosi puro e anti-businessiano? Si spera! 🙂