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Ti piace il tuo lavoro?

Questo articolo avrebbe potuto chiamarsi “sociologia dei fittoni“, ma l’impatto sarebbe stato dubbio. Scopriamo su wikipedia che:

Il fittone è la radice principale dell’apparato radicale delle piante dicotiledoni e gimnosperme.
Si presenta come una grosso corpo cilindrico a carattere legnoso che scende verticalmente dal fusto della pianta, assicurando ancoraggio e stabilità alla pianta, oltre al normale scopo di trasporto delle sostanze nutritive al corpo emerso del vegetale. Un esempio di fittone è la parte arancione delle carote impiantate saldamente nel terreno grazie ad esso.

Oggi stavo chiacchierando con un imprenditore che mi ha raccontato di un corso che ha seguito, in cui alcuni dipendenti sono stati etichettati come “fittoni”. Il fittone non è assolutamente un parassita, è piuttosto una figura che “esegue il compitino” senza curarsi dell’ambiente esterno ma risultando stabile e inattaccabile come la sopracitata radice quando si parla del proprio ambito di lavoro.

La domanda che pongo come titolo di questo post è provocatoria, ed è circoscritta ovviamente alle figure che si occupando di marketing o digitale, ad oggi molto ricercate in controtendenza rispetto al periodo economico, storico e culturale. Se il tuo lavoro ti piace:

  • Sarai interessato alle tematiche che sviluppi indipendentemente dal fatto che questa vengano trattate durante l’orario di lavoro o in altri momenti della giornata
  • Sarai slegato da schemi prestabiliti e proporrai migliorie continue
  • Cercherai di capire cosa fanno le persone che ti stanno a fianco e quale è l’utilità del tuo pezzo di lavoro

In piena accezione fordista, invece, la persona che non ama il proprio mestiere diviene un fittone, si stabilizza su una serie di attività e task, li porta a termine con dovizia e poi conclude il prima possibile dimenticando il lavoro tra una giornata e l’altra o tra un week end e la settimana lavorativa. Nel nostro mestiere purtroppo la parte di aggiornamento non è del tutto inclusa nel prezzo del biglietto, l’evoluzione delle tematiche legate al marketing digitale è più rapida dei corsi che un’azienda media può garantire ad un dipendente anche nel migliore dei casi quindi le sere ed i week end diventano l’unico momento per “stare al passo”. Non sta a me giudicare se questo sia giusto o meno, di certo è l’unica possibilità per crescere.

Emergono però anche delle figure di dipendenti-imprenditori che, soprattutto nelle start up e nei team piccoli e grintosi, si allontanano dal modello fittone e partecipano a 360° la realtà aziendale. Questo post vuole essere un monito e uno sprone per chi approccia il mondo del lavoro, e un aiuto per chi si trova in fase di selezione del personale: una persona innamorata del proprio lavoro tenderà a farne una missione, una persona seduta sulla propria attività ne vedrà invece un mero rapporto mezzi-fini per arrivare a procacciare cibo e garantirsi la sopravvivenza. Le nostre imprese hanno bisogno di più “para-imprenditori” e meno fittoni, potrebbe essere questa la chiave per ottenere performance migliori?

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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