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Rugby e marketing: quando il brand viene dopo la passione


Non potevo non dedicare un tributo al rugby nei giorni successivi ad un torneo delle 6 nazioni assolutamente entusiasmante per la nostra nazionale. L’immagine è relativa ad una Petrarca Padova – Rovigo dell’anno scorso, vero e proprio derby d’Italia del rugby che ieri è andato in scena per l’ennesima volta ed ha visto i rossoblù della mia città soccombere sotto i colpi dei neri di Padova per 28-14 ma, visto che questa non è la gazzetta dello sport, parliamo di marketing.

Il rugby è uno sport assolutamente paradossale, al 79° minuto ci si prende a schiaffi e dopo un quarto d’ora si beve tutti assieme durante il famoso “terzo tempo” (momento post partita in cui i giocatori se la spassano assieme davanti a una, due, tre, quattro birre e un -bel- pò di cibo). In questo sport esistono dei codici d’onore che permettono di classificare la violenza in una sorta di autgestione che vede l’arbitro come guida di una partita più che come ligio applicatore di regole, prova ne sia il fatto che ogni fallo viene spiegato e l’arbitro parla molto. Come entra il marketing in una realtà cosi particolare?

Ho trovato molto interessante questo documento della federazione italiana rugby dedicato all’approccio di marketing della nostra nazionale. Si trovano interessanti statistiche sulla crescita del fenomeno rugby e sulla popolarità della nazionale italiana, nonchè un vero e proprio media planning e un’offerta di marketing di tutto rispetto.

Ciò che mi sembra interessante sottolineare è forse una lezione per le frenesie del marketing 2007: la nazionale di rugby cerca non sponsor ma partner, non finanziatori ma amici. Questo non è solo una dichiarazione, le prove ci sono. Anche quando il rugby era meno seguito il marketing di questo mondo si è sempre distinto per una presenza molto fisica a livello di banner e strutture promozionali “on site”, piuttosto che eventi e manifestazioni con i giocatori protagonisti in prima persona a fianco dello sponsor.
In questo sport la passione conta davvero moltissimo e a livello di merchandising e brand ci sono molte possibilità perchè il mondo del rugby è poco sfruttato a livello marketing, soprattutto in Italia.

Cosa può imparare il marketing da rugby? Sicuramente il rispetto delle regole. La sinergia tra questi due mondi cosi distanti è un caso di successo perchè dimostra come è possibile rileggere in chiave di marketing uno sport che fa del “pane e salame” il suo credo e vanto, dando nel contempo a questo ramo dell’economia la legittimazione che merita e dimostrando che il marketing può portare vantaggi anche nel rugby senza snaturare per forza i valori che lo sostengono.

Giorgio

immagine: sitoignorante.it

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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